XXVIII
PRESSO UNA CERTOSA
Una delle foglie verdi [dei cipressi del cimitero], che nell'ambiente mesto in cui si trova si distingue immutato tra le foglie gialle e rosse dell'acacia, cade dall'albero, senza che il vento sia la causa di ciò: e cade danzando nell'aria, dando l'impressione d'assistere al passaggio di un'anima.
Si sente il rumore di un ruscello avvolto dalla nebbia che pare un velo color argento che lo ricopre, e su questo ruscello termina la sua discesa la foglia e si disperde. Che cosa sospira impercettibilmente il cimitero col fremito dei cipressi?
Improvviso sorge il sole nel mattino nebbioso, e si incomincia ad intravedere uno squarcio di azzurro che sembra navigare tra le nubi bianche: sembra che ne tragga giovamento il piccolo bosco, che già sente l'avvicinarsi dell'inverno [cioè della sua fine].
A me, prima che la morte [l'inverno] stringa anche la mia anima, continui ad essermi compagna la nobile illuminazione e il dolce suono dell'ispirazione poetica! Continui a giungere la stessa ispirazione che ispirò Omero [a comporre le sue opere immortali], prima che l'oblio della morte me ne tolga la possibilità!